Lo Storione Bianco
Per Eugenio Caroli impiegato di banca, in una filiale periferica della profonda provincia padana, era l'ultima settimana prima della pensione, per lui divorziato da vent'anni senza figli, il lavoro oltre alla pesca, alle partite del Milan in TV, erano forse le uniche cose che lo aiutavano a tenere lontana l'ossessione del trascorrere il tempo. Rifuggiva le serate di ricordi i raduni nei locali con musica degli anni 70-80 del 1900 la Disco Music. Un tempo trascorso, che gli ricordava i momenti in cui aveva conosciuto Linda, una storia tutta passioni prima, deludente dopo il matrimonio, finita con la separazione. Il suo collega Vittorio Negri s'avvicinò al tavolo dove Eugenio stava ancora finendo alcune pratiche
“Allora tra qualche giorno inizia la pacchia, della pensione. Io devo stare in questo circo ancora per sei anni…” posò i fogli accanto alla tastiera del computer
“Ti vedo depresso …” si sistemò la mascherina sul viso.
“Non lo so, ho maledetto questo posto, in questa città lontano dal mondo, ora mi sembra tutto strano, c'è il detto la pensione è l'anticamera della morte, gente che e morta di depressione, in una sorta di paradiso che non è, non mi ci vedo a passare lunghi pomeriggi a giocare a carte in un bar, a passeggiare sui marciapiedi in un contesto anonimo paesano, in attesa che arrivi il gran finale…”
“Mi sembri un po' tragico, hai le tue cose, la pesca le tue gare, potrai andare anche a pescare in mare fai un abbonamento al Milan potrai tornare a S. Siro,non siamo distanti. Poi ci teniamo in contatto, c'è gente qua dentro che farebbe a cambio con te in un attimo”
“Ho visto la prima stella del Milan, ero a S. Siro quella domenica del 1979, Rivera fece l'appello, il pubblico aveva occupato zone inagibili, lo stadio era in riparazione, non c'era il terzo anello, un epoca fa, con le partite tutte la domenica pomeriggio da ascoltare alla radio, senza web e pay-tv, vorrei vedere la seconda…” L'amico sorrise
“Dai anche se il Milan in questo periodo non ottiene grossi risultati la vedrai…te lo dice un Interista”
Uscirono verso la sala della macchina del caffè. C'era cliente in attesa nonostante la mascherina quasi sugli occhi, leggeva il giornale locale, un titolo” Avvistato uno storione nel PO di dimensioni gigantesche…” Era la zona dove di solito andava con la barca.
L’ultima settimana di lavoro s'avvicinava. Così l’ultimo week-end, in zona rossa. L' idea di pescare uno storione, andava oltre la paura del Covid , la chiatta era sua. Ci aveva passato lunghi fine settimana dormendoci. La sera del venerdì la trascorse in rete, i bar erano chiusi non c'erano partite di serie A in TV. Si guardò video di tutti tipi sullo storione. Intanto che preparava le canne, con il filo adatto dello 0,65 un filo che reggeva oltre 100 kg, riempì i mulinelli, sistemò gli ami, con le apposite girelle e i galleggianti dalle striature fluorescenti.
Si vestì in fretta, un caffè latte veloce, poi in auto verso il fiume, le canne, il guadino l'asta ad uncino, li aveva caricati la sera prima. Le strade erano deserte, in zona rossa, pensò: “ho vissuto abbastanza per vedere anche questo, prima la vita sociale non era gran che… adesso è quasi zero”
Oltrepassò l'argine, il sole già illuminava il verde della golena. Parcheggiò, accanto alla darsena. Scaricò il materiale da pesca, attraversò la passerella, il rumore dei suoi passi, oltre a qualche cinguettio erano gli unici suoni. Salì in barca, in piedi al centro del piccolo natante, remava, percepì la forza della corrente, il freddo dell'aria mattutina, gli entrava nei polmoni, si sentì bene. Il Po era un confine naturale e culturale di regioni province e comuni. Giunse nel centro gettò l'ancora in uno dei punti più profondi. Si sentiva come Santiago il vecchio del romanzo di Hemingway. Estrasse le due canne telescopiche, fece uscire i pezzi con cura, fino alla massima lunghezza sfilò le lenze, sbloccò il mulinello, attaccò le esche ai robusti ami, con un energico lancio, mandò il tutto a molti metri dalla barca. Fissò le due canne negli incastri, i galleggianti fluorescenti dondolavano sul pelo della corrente. C'era solo da attendere. il mattino s'era svegliato, una coppia di aironi volava a pelo della corrente. Come su un nastro, gli passò la vita davanti, si ritrovò in una domenica di marzo del 1979 allo stadio di S. Siro, aveva poco più di 20 anni un diploma, il servizio militare in fanteria, un anno perduto a provare una guerra, che mai stato sarebbe stato capace di fare. In quella primavera il Milan era ad un passo dalla stella, si giocava un derby con un Inter lanciata verso la rimonta, la pioggia aveva bombardato lo stadio, nel secondo anello scoperto attese fradicio, il calcio d' inizio. Era alla scala del calcio, la prima volta che ci andava, quando entrò fu preso da un brivido, non era come vederlo in TV, abituato ai campetti della provincia. La pioggia battente terminò lasciando posto ad un sole primaverile. A metà del primo tempo, l'arbitro fischia il rigore per l'Inter, nel boato generale, il Milan annaspava, Altobelli piazzò la palla su dischetto, contro l'anziano portiere Albertosi, difensore la porta azzurra a Mexico 70. Non voleva guardare, si girò, il tiro partì seguito dal boato, si voltò verso il campo, vide la maglia gialla del portiere distesa, in volo, il braccio allungato, il pugno che colpiva la palla tirata dall'interista, deviata. Si destò il galleggiante sparito di colpo, la lenza era un tutt'uno con la canna. Rilasciò il mulinello, attorno a lui solo nebbia. Il pesce tirava, la canna sforzava, era grosso, da solo avrebbe faticato non poco per issarlo a bordo, … “era lo storione” pensò. La bruma attorno s'era infittita. Il guadino era piccolo, gli venne l'idea, sistemo al canna nel gancio, la barca con difficoltà teneva l'ormeggio. Prese una fune, fece un nodo scorsoio, la infilò in un asta metallica, avrebbe preso il pesce al lazzo, poteva ucciderlo con l'uncino. Tirò ancora la canna. Nello stesso momento il pesce affiorò, enorme, lungo almeno sei metri, possedeva grosse pinne argentee nel sotto pancia, enormi branchie alterali, si aprivano come le orecchie di un elefante, una bocca possente, grossi baffi sulle labbra, sovrasta da un naso a punta. La sagoma argentea-bluastra nella nebbia risaltava ancora di più. In segno di sfida, il pesce zigzagò sul pelo della corrente, per poi tornare sotto, la barca ebbe l'ennesimo scossone … “uno storione bianco sto sognando, in età adulta, avrà almeno un secolo” pensò. “Si lasciò andare, osservando la canna e la lenza tirate allo spasimo.
Tornò alla mente i passi del “Vecchio e il Mare” aveva divorato il libro e il film, con l'interpretazione di magistrale di Spencer Tracy del vecchio Santiago di Hemingway. Pezzi del romanzo letti da un insegnante, in un altro tempo, ad una classe di tutti maschi, con la divisa nera e il fiocco azzurro e banchi con il calamaio e pennino in un paese della provincia pianeggiante dei cento campanili. Un altro strappo alla lenza, rinfocolò la sua attenzione. “Va bene accetto la sfida” bofonchiò, per un attimo la barca fu sobbalzata da un gorgo. Rilasciò ancora la lenza, lo storione strappava indomito. Preparò il lazo, conscio del rischio di cadere in acqua. Raccolse la concentrazione. L'adrenalina stava salendo. Strinse la canna tirando. In quel momento il muso bianco riemerse, afferrò la stecca al lazo con l'altra mano, scagliandolo verso la testa, la fune infilo la protuberanza nasale, fino alle branchie fissandosi, Lasciò la canna, afferrando con due mani la fune. I palmi erano tutto un dolore, la lenza aveva ceduto spezzandosi, legò la fune al pomolo del remo, gli ormeggi faticavano a vincere la resistenza della creatura giurassica.
“Non ti voglio uccidere” mormorò “Mi basta una foto, ti tolgo l'amo dalla gola, poi ti rigetto in acqua, hai già un secolo di vita, vivrai più di me”, parlava con l'animale che non odiava, un colpo di coda sferzò la chiglia. “Adesso ti rendo innocuo… mi dispiace, ma lo devo fare” Estrasse dal fondo della barca la stecca che finiva con un grosso uncino argentato, colpi la sagoma dello storione sotto il pelo dell'acqua, il colore rosso sangue s'allargò sulla corrente, gli strappi cessarono, tornò la calma. Tolse l'ormeggio muovendosi verso la riva, la sagoma del pesce jurassiko senza vita galleggiava a traino.
“Doveva superare i 100 kg” meditò tormentato da emozioni contrastanti. Giunse alla darsena, scese dalla barca sul bagnasciuga. Tirò il pesce in secca, nella piccola spiaggia del pennello. Il Sole era alto, grazie all'insenatura, dalla riva nessuno poteva scorgerlo. “Ho pescato un pesce preistorico, quasi estinto.” guardò la carcassa senza altre riflessioni.
Il grosso storione bianco giaceva esanime sulla spiaggia, come il Marlin del Vecchio e il mare. “Non devi finire in una cena d'inizio pensione, con quattro sprassolati che fingono di essere amici” Estrasse lo smartphone fece alcune foto. Legò lo storione bianco ad un grosso masso, fissandolo alla barca, con il pesce a traino si riportò in mezzo al fiume. Un volta al centro lasciò cadere il blocco di pietra in acqua, si trascinò il pesce sul fondale. Sarebbe stato cibo per i siluri. Seduto sul pontile nel freddo dell'inverno imminente, ripensò allo Storione bianco, con più di un secolo di vita, più degli anni che aveva vissuto e che gli rimanevano. “Come doveva essere il mondo duecento milioni di anni prima? Quando lo storione nuotava accanto ai dinosauri” pensò. Aveva pescato il Marlin come Santiago di Hemingway, un’impresa tutta sua, gli avrebbe tenuto compagnia, nell'anticamera temporale prima della fine, nella noiosa realtà di un' anonimo paese della provincia padana.
Grossi Enrico Dicembre 2020
Un mio regalo per questa estate calda. Lo storione bianco. Ho partecipato a diversi concorsi , con questo racconto. Senza avere mai neppure una menzione ultimo Dantebus… . Mi resta il dubbio se vale la pena scrivere . Lascio il giudizio a chi legge ( e a chi mi legge non sono molti). Scontato non si vive di scrittura neppure il sottoscritto si vive con altro, ma l'ambizione è farsi leggere dalle persone che non ti conoscono, amici e parenti non valgono. O forse meglio impegnare il tempo a fare altro? Il dubbio resta, cosa manca ad un racconto come questo per avere almeno una segnalazione?…forse moltissimo, a chi legge lascio il giudizio.