Domenica 22 Marzo 1959
Ada Martini, alle otto del mattino, si recò al negozio, all’angolo del ghetto Ebraico, dell’amica Clara Besso. Suonò ripetutamente il campanello. Insospettita, segnalò il fatto ai carabinieri. Alla stazione locale, la chiamata arrivò alle nove del mattino di quella domenica delle Palme, passata al Capitano Giulio Piazzesi. Era stata una settimana impegnativa per l’arma, con la visita del ministro Tambroni a Mantova. Piazzesi si recò subito sul posto. Davanti c’era una piccola folla. Tra cui Ada Martini
“ E stata lei signora a telefonarci?”
“ Si, con Clara ci siamo lasciate ieri, per darci appuntamento per l’apertura straordinaria. Mi sono recata al suo negozio, non rispondeva al campanello, mi sono decisa a chiamarvi ”
Piazzesi s’ avvicinò alla vetrata, guardò oltre, vide un cadavere di donna steso sul pavimento accanto al cavallo a dondolo.
“ Gianoli, da oggi questo negozio è presidiato”
“ Agli ordini” l’appuntato si diresse verso la Giulietta scura parcheggiata accanto al marciapiede. Allungò la mano verso il microfono della radio mobile, lo portò alla bocca, comunicò il tutto alla centrale.
I fabbri lavorarono una buona mezzora. Immerso in una pozza di sangue, accanto al bancone stava disteso il copro senza vita di Clara, il volto sfigurato, da una sequela di colpi vibrati con forza, da farle saltare un dente provocandole diverse ferite al capo, il vestito blu, insanguinato, la moquette maculata di plasma rappreso, una scia portava alla finestra sul retro aperta, da li l’assassino s’era dileguato, nel disordine di oggetti rovesciati, cassetti svuotati. La mano sinistra della vittima indicava il pianoforte, la sedia capovolta, lo spartito a terra, prospiciente al cadavere, un tavolino di legno con sopra un tabernacolo, sulle imposte di esso l’immagine della Menorah, l’interno vuoto. Piazzesi raccolse lo spartito nel lesse il titolo : di Robert Shumann Bunte Blätter, op. 99 no 4. il nome di Robert Shumann gli era familiare, per i dischi di sua sorella Lidia ascoltava.
Oltre la porta comparve il Dott Giorgio Barzillo medico legale.
“ Buon giorno Capitano Piazzesi”
“Buon giorno Dottore.”
“ Quando l’avete trovata?”
“ Su una segnalazione di un’amica, stamattina.”
“ L’assassino non si è risparmiato, botte al volto continue con forza una di queste è stata fatale ”
“ Può risalire all’ora della morte?”
“ Devo fare un esame più specifico, posso far rimuovere il cadavere?”
“ Si, la scientifica ha già fatto i rilevamenti del caso”
I due soccorritori adagiarono il cadavere della signora sulla barella avviandosi verso l’uscita. Piazzesi fece un ultimo giro, notò che nel negozio c’era un sistema d’allarme POPE, non aveva sortito gli effetti sperati. S’avvicinò al tavolino della campana, il tutto era collegato alla presa di corrente dall’interruttore generale.
Due uomini a bordo di una moto Gilera rossa, si presentarono davanti al negozio, portavano casco, occhiali, giubbotti di pelle neri, il secondo aveva una custodia a tracolla. Il Primo si tolse il casco.
“ Buongiorno Capitano mi chiamo Silvio Protti” Estrasse un tesserino “ Sono della Gazzetta, mi hanno inviato per fare un servizio.” Si girò verso l’altro, che stava scoprendo la ISO Report
“ Lui è Roberto Salsi, fotografo ufficiale del giornale”
“ Buongiorno, ho poco da dirvi, abbiamo trovato la signora riversa sul pavimento del negozio, Stiamo facendo accertamenti”
Nel frattempo Salsi aveva iniziato a scattare foto, all’esterno.
“ Possiamo fare qualche foto all’interno del negozio?”
“ Si ma state sulla soglia, Gianoli” l’appuntato si presentò.
“ Comandi capitano”
“ Falli entrare per delle foto …”

Lunedì 23 Marzo 1959
Una pioggerella cadeva contro i vetri dell’ufficio di Piazzesi. In prima pagina del giornale locale la foto del cadavere riverso sul pavimento, un titolo “ Morte nel Ghetto ebraico di Sabbioneta” a firma di Silvio Protti , servizio a pagina 12. Sul tavolo un rapporto di una denuncia, di qualche tempo prima. Veniva dall’archivio. “11/03/1959: La signora Clara Besso titolare del negozio di antiquariato in via…Nella giornata odierna denuncia la visita di un rapinatore solitario armato di coltello intrufolatosi nel negozio, facendo scattare l’allarme. Entrato nello stabile dal vicolo sul retro, usando la finestra, sull’adiacente cortile. Una volta individuato dopo un breve battibecco, l’individuo volto scoperto, si è dato alla fuga portando con se alcuni oggetti intascati precedentemente. La signora sostiene di non aver mai visto quell’uomo prima di allora, aveva un folta barba grigia, cappello sugli occhi e voce roca. Non ne riconosce il volto nelle foto segnaletiche, la signora Besso denuncia che il ladro l’ ha minacciata di tornare. Stazione dei Carabinieri di Sabbioneta”. Ritornò a leggere l’articolo di Protti “...nella mattina di domenica è stato rinvenuto il cadavere di Clara Besso 36 anni all’interno del suo negozio , in un lago di sangue, il volto sfigurato da una serie di colpi. La Besso è insegnante di pianoforte, concertista, è proprietaria di una bottega d’antiquariato, in centro a Sabbioneta, con annesso appartamento al piano di sopra, collegato da una scala interna, nel centro del paese, via B Campi al 12 a pochi passi dalla sinagoga. La Besso è di religione Ebraica, ha trascorso dall’aprile 1944 al maggio 45, da internata nel campo di concentramento a Dachau. Deportata, con il padre e la madre. La mattina del 5 aprile 1944 dalla stazione di Mantova , è partita alla volta di Auschwitz, a bordo del convoglio numero 09 proveniente da Fossoli. Vennero aggiunti, quella mattina, 42 ebrei rastrellati a Mantova e provincia, tra cui la famiglia Besso di Sabbioneta. La destinazione finale, il centro di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Clara per sua fortuna fu separata, dai genitori, in una stazione intermedia, non finì in Polonia, ma a Dachau a suonare la pianola ,nelle cosi dette orchestrine della morte. Tornata ha sposato Franco Buzzi di Mantova, deceduto alcuni anni dopo la guerra per un tumore alle ossa, avvocato, da cui ha un figlia, nata un anno dopo la fine del conflitto. Il negozio di Clara, con la vetrina sulla via che porta alla Sinagoga, assomiglia ad un Bazar, grande banco centrale scaffali contro parete, un ripostiglio senza finestre,una serie di oggetti insoliti. Il tutto condito con un tocco di eccentricità: all’entrata prima del banco si trova un cavallo di legno a grandezza naturale, poi libri, quadri, specchi dalle decorazioni policrome, statuette in cristallo e alabastro, bastoni da passeggio, cofanetti, stampe. Su tutto la Menorah in alabastro, custodito in un tabernacolo, su un tavolino accanto al pianoforte, l’oggetto che la signora mostrava con orgoglio ai clienti è sparito, forse rubato dal ladro e si presume autore del delitto. L’antifurto POPE, non è entrato in funzione, s’indaga in tutte le direzioni .”
In quel momento entrò l’appuntato Livio Gianoli, con una cartellina.
“ Buongiorno Capitano, ho il rapporto del medico legale con risultato dell’autopsia sul cadavere della signora Besso” Appoggiò la cartellina sulla scrivania piazzandosi alla macchina da scrivere Olivetti.
“ Finalmente” replicò Piazzesi “ sapremo qualcosa di più”
Tolse il foglio dalla cartellina
La morte è avvenuta per una la botta alla testa, causata da un corpo contundente, determinando una emorragia interna, rilevati segni di lotta, sul corpo della vittima, sotto le unghie brandelli di vestiti e pelle. Nella colluttazione con l’aggressore, la vittima ha subito molteplici colpi al volto, provocando la rottura di alcuni denti, nei pori della pelle del volto, sono state rilevate scaglie d’alabastro, l’ora della morte risale tra le 21,00 e le 1,00 della notte di sabato.
“ Gianoli”alzò lo sguardo dal foglio.
“ Comandi”
“E’ stato stilato un elenco di tutte le persone che hanno visto o frequentato la signora negli ultimi tempi?”
“ Dovrebbe arrivare a momenti” In quel momento qualcuno bussò .
Gianoli aprì, un collega gli allungò un foglio .
“ Comandante è l’elenco che aspettava” Piazzesi guardò lo stampato lasciandosi scappare un ghigno “ Avremo di che lavorare.” pensò Nel giro di due giorni il giudice avrebbe dato il nulla osta alla sepoltura di Clara Besso, con il rito ebraico al cimitero di Mantova
La prima a comparire fu Ada Martini. La signora si presentò in nero con cappellino blu. Si sedette con aria disinvolta. Gianoli stava alla Olivetti, un raggio di sole penetrò nell’ufficio.
“ Buongiorno Signora Martini” attaccò Piazzesi
“ Lei è stata l’ultima persona a vedere viva Clara Besso?”
“ Si il giorno prima, per il solito caffè”
“Di cosa avete parlato?”
“Del pranzo dai suoceri a Pasqua con la figlia Linda”
“Ha notato qualcosa di strano nel suo comportamento?”
“ Niente che mi preoccupasse”
“ Le ha parlato, a suo tempo, del tentativo di furto sventato ?”
“ Aveva messo in fuga il ladro, rideva delle sue minacce”
“ Clara Besso si vedeva con un amico pianista? L’ha conosciuto?”
“ Aldo Mortari di Mantova, persona gentile, suonavano assieme, due pomeriggi la settimana, si udivano le note nel porticato, non andavano mai oltre l’ora di apertura del pomeriggio”
“ Il vostro rapporto era anche di lavoro?”
“ Da quando ho aperto il mio negozio, Clara nel cambio di stagione, mi aiutava prestandomi oggetti per allestire le vetrine.”
“ Grazie signora per ora è tutto”
“ E stato un grosso shock.”
“ Comprendo, le devo chiedere di tenersi a disposizione”
“ Senz’altro, buongiorno Capitano Piazzaesi”
Uscita la signora Piazzesi si rivolse all’appuntato.
“ Gianoli preparami due convocazioni, una per Aldo Mortari il pianista e Linda Buzzi è minorenne falla accompagnare dai suoceri, “
“ Tra un’ora sono pronte”
“ Vado a fare un’ispezione in borghese al negozio”
Parcheggiò l’auto nel piazzale antistante al negozio, erano le dieci, ci voleva un caffè . Si avvio al bar all’angolo della via. Il locale era arredato in modo tradizionale. Bancone ovale , appesa alla parete una lunga specchiera, scaffali ripieni di bottiglie. Di fronte, una serie di tavoli quadrati. Le finestre davano sul vialetto del negozio di Clara Besso. Piazzesi s’avvicinò al bancone. Gli si fece incontro la barista, dal grembiule blu capelli raccolti, occhiali con montatura in argento.
“ Buongiorno mi fa un caffè?”
“ E con questo sono quattro” si girò, scorse il volto sorridente di uno di due giocatori impegnati in una briscola, portava un cappello nero, il volto scavato dalle rughe, occhiali d’osso, la barba copriva parte del mento,vestiva un giubbotto di fustagno marrone e pantaloni in velluto.
“ Hai più c…che anima” rispose l’altro, dal viso magro scavato ,pochi capelli sopra le orecchie, corporatura smilza nel suo gessato grigio.
“ Basta adesso devo andare” sentenziò
“ Hai letto sul giornale, non hanno ancora trovato nulla sulla morte della pianista antiquaria.” disse l’uomo dal cappello.
“Gli ebrei hanno strani giri, pieni di soldi usurai, per questo Hitler li ha sterminati, il ghetto era pieno di questi personaggi”
“ Dalla Besso, ho comprato un regalo per mia moglie, aveva prezzi giusti, mi fermavo ad ascoltare le note del suo pianoforte…”
“ Gli ebrei non mi sono simpatici, hanno creato uno stato sionista, occupano terre non loro, caro professor Cattani”
“ Io ero sul Piave, molti di loro hanno combattuto per l’Italia, per ringraziarli Mussolini ha promulgato le leggi razziali, Roberto Besso padre di Clara, scampato alla guerra, poi morto nel Lager di Aushwiz, con la moglie Franca Geller.”
“Odio il Sionismo, questo stato d’Israele, io ho combattuto in montagna con il nome di battaglia di Lupo, Rosoli Franco ha subito le angherie del fascismo. Lupo le ha sconfitte, lottando per il popolo contro il potere fascista borghese, dove è arrivata l’armata rossa le ricchezze sono in mano al popolo, ai padroni sfruttatori capitalisti come negli USA comandano le lobby, anche quella ebraica è stata una liberazione incompleta” replicò lo smilzo
“ Bravo bel comizio” obiettò ironico il professore “ Ti senti meglio ?”
“ Si ci voleva” rispose l’altro sorridendo “ Giulia quanto ti devo?”
“ Il caffè e l’amaro” rispose la donna.
Posò una banconota sul bancone, la donna gli allungò il resto in monete. L’uomo le ripose nello scomparto del portafoglio, sotto gli occhi di Piazzesi che stava finendo il caffè, dal portafogli, comparve una tessera di plastica, con l’immagine di Stalin, il logo falce Martello e la scritta C.C.C.P. il tondo con sotto il nome Lenin era vuoto.
Giunse davanti al negozio, infilò la chiave nella serratura aprì. Sul pavimento ancora lo schizzo del cadavere. Il cavallo a dondolo, il pianoforte erano al loro posto, il tabernacolo vuoto. Per un attimo la figura sfumata della Besso gli apparve poi, assieme ad un altra persona, si conoscono, di colpo le mani della persona di spalle, afferrano la Besso alla gola, si difende, le getta contro tutto quello che trova, l’assassino afferra un oggetto la colpisce al volto ripetutamente, cade a terra accanto al pianoforte, l’assassino infierisce sul corpo esanime il sangue schizza sulla moquette, i piccoli pezzi dell’oggetto si spargono sul pavimento. L’omicida si mette a frugare ovunque, tradendo un grossa fretta, nei cassetti del banco, sul pianoforte, sul tavolo da lavoro, armeggia sul cavallo a dondolo, finito il tutto riattiva l’allarme, s’avvicina alla finestra scomparendo.
Piazzesi, notò sul banco un piccolo porta buste, su tutte, una lunga rettangolare, la aprì , estrasse un foglio, vi era disegnata una successione di note in pentagramma. Nella parte alta campeggia il titolo Claraell.
Sul retro il ritratto di Robert Schumann. Si mise in tasca la busta, il pavimento brillava di scaglie di alabastro, fino alla base del cavallo a dondolo, Piazzesi si avvicinò all’oggetto, facendolo dondolare, toccò il dorso, passò la mano sul panno della sella, spostandolo, individuò un apertura a riquadro sigillata da piccoli pezzi di stucco trasparente, premuto con forza. Alzò lo sguardo nell’angolo opposto c’era il tavolo da lavoro, con una grossa lampada, altri oggetti in cristallo su di esso, accanto un kit: cacciavite, spatole, uncini, martelletti, coltelli da gesso e cera, sul bordo un grosso contenitore cilindrico, tolse il coperchio, era lo stesso stucco trasparente, presente sullo schienale del cavallo a dondolo, tornò verso di esso, con un piccola spinta lo fece oscillare notando un ondeggiare anomalo, si chinò, sotto la zampa anteriore destra, scorse un piccolo cerchio, lo raccolse, sorrise.

Piazzesi scrutò oltre il vetro sull’anticamera del suo ufficio. Linda Buzzi era una ragazza dai capelli neri, occhi azzurri ricordava i tratti della madre, frequentava al primo anno di liceo classico, dimostrava una maturità superiore alla sua età. Accompagnata dai nonni paterni, Buzzi Ermanno, capelli bianchi, volto solcato da un paio di occhiali quadrati, nel suo doppio petto grigio, la moglie Giatti Alda, abito in blu, capellino nero, capelli biondi e grigi che uscivano sulle spalle, trucco accennato, guanti azzurri che le arrivavano fino al polso.
I tre si accomodarono di fronte a Piazzesi.
“ Buongiorno, capisco il vostro dolore.”
“ Grazie della comprensione, faccia pure” rispose Buzzi Ermanno
“ Quando avete visto la signora Clara ultimamente?”
“ Una settimana fa, le ho fatto visita in negozio per accordarci per la Pasqua tutti assieme, nonostante fosse di religione Ebraica, ci trovavano anche nelle ricorrenze cristiane, da quando nostro figlio è morto”
“ Clara era sempre disponibile” intervenne la signora
“ Non avevate notato nulla di strano negli ultimi tempi?”
“ No” affermò Buzzi “ ci parlò del tentativo di furto, con quello che aveva passato, un ladruncolo non le faceva paura”
“ Signorina Linda, vi siete sentiti con sua madre? Quali erano vostri rapporti?” notò nello sguardo della ragazza un velo di tristezza.
“Mamma mi veniva a trovare a Bassano una volta al mese”
“ Parlava delle sua passione per la musica?”
“ Prima della guerra aveva frequentato il conservatorio a Venezia, ha tenuto anche qualche concerto, poi le leggi razziali, la guerra, la deportazione . La musica non l’ ha mai abbandonata” rispose il Buzzi
“ Dava anche Lezioni?”
“ Si” intervenne la signora “un modo per lei, di integrare i ricavi del negozio, si faceva aiutare da un certo Mortari, le aveva promesso di incidere un disco delle sue interpretazioni di Schuman”
“ Lei sig. Buzzi di cosa si occupa?”
“ Ho una laurea in Economia, ho fatto la prima guerra da ufficiale di fanteria in un battaglione di Arditi, ero troppo vecchio per la seconda, sono sopravvissuto alla ritirata di Caporetto, a fine conflitto mi sono sposato, abbiamo avuto un solo figlio Franco, il padre di Linda, laureatosi in giurisprudenza allo scoppio della guerra, da ufficiale è stato in Albania e Grecia, le conseguenze del clima di quelle zone gli provocò un tumore alle ossa, morì nel 1948, dopo che nel dicembre 45′ ha sposato Clara, è nata Linda. Sembra quasi una beffa”
“ Suo figlio e Clara si conoscevano prima della guerra?”
“ Si” ribatte la signora “conoscenze da studenti, Clara faceva parte della cerchia di amicizie di nostro figlio, poi partì per il fronte, nelle sue lettere mi parlava di Clara, con lei aveva una fitta corrispondenza, dopo la guerra, fu una storia d’amore concretizzata in poco tempo”
“Seppe delle Deportazione di Clara Besso?”
“ Si trovava a Bari quando arrivò la disfatta, si aggregò all’esercito di Badoglio” rispose Ermanno “ non abbiamo avuto più contatti, fino al suo ritorno, solo allora lo seppe…poi Clara tornò e si sposarono ”
“ Scusate se ve lo chiedo, avete aderito al Partito Fascista?”
“ Io mai” replicò Ermanno “ nonostante le lusinghe, con il mio passato di Ardito, sono un ammiratore di D’Annuzio, trovavo il tutto ridicolo”
“ Lei signora Alda?”
“ Non ha mai avuto la tessera anche se lavoravo la Comune”
“ Oggi Lavora ?”
“ No, ho un diploma di Maturità commerciale. Prima della Guerra ho lavorato all’archivio quando c’era il Podestà Gaetano Spiller a Mantova, ho lavorato un anno con il primo sindaco.” si sfregò,le mani coperte dai guanti azzurri di velluto.
“ Cosa sa delle deportazioni del 1944?”
“ Poco o nulla, avevamo altro da pensare” concluse la signora
Piazzesi si rivolse alla ragazza.
“ Sua madre signorina Linda le ha insegnato il pianoforte?”
“ Solo i rudimenti saltuariamente”
“ Di suo padre cosa le raccontava?”
“ Poco. Solo vaghi racconti” un velo di tristezza attraversò il volto
“ Ultima domanda di rito, dove avete passato la serata di sabato?”
“ Io sono uscita con l’auto di mio marito” rispose la signora “ avevo un’ appuntamento fuori Mantova, al sabato ci troviamo a casa di una amica per una partita a canasta, una delle poche cose che mi concedo”
“ Sono rimasto a casa” replicò il marito “ le serate di canasta di mia moglie mi annoiano a morte, ho guardato un poco di televisione, da poco ne abbiamo una in salotto, ho atteso il ritorno di Alda”
“ Signori vi ringrazio per la disponibilità”
“ Sig. Capitano quando potremo sapere per i funerali?”
“ Il giudice ha bloccato la tumulazione, la signora per ora e all’obitorio , sto aspettando il via libera, vi chiedo di restare a disposizione”.
Piazzesi restò solo pensò “ Ma la signora i guanti non se li toglie mai
La convocazione del pianista Mortari amico di Clara Besso, era per il giorno dopo. Piazzesi usci della caserma alle 17,30. Si fermò davanti ad un negozio di dischi,c’era un 33 Giri, il nome di R.Schumann in bella vista sulla copertina, un quadro ottocentesco, un foyer di un teatro, gente seduta in felice conversazione, sullo sfondo la galleria dei palchi. Lesse il titolo Toccate di pianoforte, Toccata in C opera 9. Sarebbe stata una serata di musica diversa, non il solito Jazz, o la chitarra di Ricthie Valens. Tornò al suo alloggio con sotto braccio il vinile e un libro preso alla biblioteca sui crittogrammi musicali.
Lasciò correre la puntina sul solco, la musica si librò nella stanza, si sedette in poltrona, iniziando a sfogliare il libro sui Crittogrammi musicali. Iniziò a leggere accompagnato dalle note del pianoforte che uscivano dalla cassa del giradischi,…Un crittogramma musicale è una sequenza di note che codifica un contenuto extra-musicale, tipicamente un testo, tramite una qualche relazione logica, spesso data dai nomi delle note. Artificio usato da diversi compositori per inserire il proprio nome o la propria sigla nelle composizioni. La tecnica è divenuta possibile con la nascita della notazione musicale e la nomenclatura delle note intorno al IX secolo, di questa tecnica ci sono tracce prima del Barocco, La pratica è divenuta comune dalla metà del XIX secolo…. Tra i romantici si segnala in particolare Robert Schumann, uno dei più grandi e prolifici fra i musicisti dediti a simili ‘giochi crittografici’ che tra l’altro scrisse una melodia a partire dal nome di sua moglie Clara, trasformando le lettere che lo compongono nella sequenza musicale C BAG A (DO diesis, Si bemolle, La, Sol diesis, La). Per ottenere tale sequenza, il compositore tedesco utilizzò per le lettere C e A le corrispondenti note individuate da quelle stesse lettere nella notazione tedesca (C=Do e A=La). Alle lettere L e R, assegnò le note B e G , perché avevano un senso melodico rispetto alle altre. Alzo gli occhi dal libro, cullato dalla musica di Shuman. Clara Besso aveva un segreto nascosto che conosceva solo lei e l’assassino. Il ladro, la Besso l’aveva messo in fuga, non era il suo carnefice di quel sabato. L’omicida aveva altri scopi, gettando all’aria tutto il negozio, non trovando quello che cercava. Nella mente di Piazzesi si delineo la figura del Killer, una persona abile astuta, intelligente, crudele e vendicativa, con i nervi d’ acciaio, che si sentiva in pericolo, aveva paura di essere rovinata dalla Besso, per la sua vita passata, ora grazie alla Besso rischiava di venire fuori. Un folle in apparenza normale, con la mania aberrante di togliere dalla sua strada le persone che sono un ostacolo, la Besso lo era. Nei campi di concentramento nazisti, per molti internati, la musica era una forma di comunicazione, gli aguzzini avevano messo in piedi piccole orchestre di deportati, colonna sonora della morte, per la Besso fu la salvezza e il suo ritorno a Sabbioneta, per incontrare anni dopo il suo carnefice, con il quale aveva un conto in sospeso. Su quel pensiero la puntina del giradischi si alzò dal solco ponendo fine al brano di Schuman.

Martedì 24 Marzo 1959
Aldo Mortari era un tipo sui quaranta anni, di bell’aspetto, capelli scuri pizzetto attorno al mento ben curato, indossava un lungo impermeabile blu scuro, su maglione nero a collo alto che gli copriva la gola.
“ Buongiorno sig Mortari, saprà il motivo di questa convocazione”
“ Si.” abbassò lo sguardo “ la morte violenta di Clara mi ha sconvolto”
“ In che tipo di rapporti era con la vittima?”
“ Amichevoli, la musica era l’interesse che ci univa, non altro”
“ Lei è sposato?”
“ Si, mia moglie Sofia, sa di questo mio rapporto.”
“ Sua moglie conosceva la Besso?”
“Un anno fa la conobbe nel negozio di Clara, lo voleva vedere.”
“ Il sabato dell’omicidio lei dov’era?”
“ Ho trascorso quel pomeriggio a casa di un amico, Arturo Rovani, aveva acquistato un pianoforte, abita in piazza S.Leonardo , poi la sera con la mia famiglia a casa davanti televisione”
“ Vi siete sentiti con la signora Besso al telefono quel sabato?”
“No, ci siamo lasciati il giovedì, dopo aver suonato assieme.”
“ Siete andati a teatro spesso, e ai concerti?”
“ Si più di una volta”
“ Sig Mortari lei è concertista?”
“ Si anche compositore, ho inciso un paio di dischi con delle mie sonate di pianoforte, ho fatto qualche concerto, lavoro all’archivio della biblioteca Teresiana, do lezioni private di pianoforte, Sofia è impiegata alla poste, abbiamo un figlio di undici anni .”
“ In guerra, dove ha svolto il servizio militare?”
“ In Grecia, divisione Acqui a Cefalonia, sono stato rimpatriato ad Ancona nel marzo 1943, prima della disfatta, un colpo di fortuna.”
“ Suonavate insieme in negozio R. Schuman ?”
“ Si, Clara aveva una debole per questo autore”
“ Cosa mi dice dei crittogrammi musicali?”
“ Ne ho sentito parlare, ne so poco”
“ Clara non le parlò mai della sua deportazione?”
“ Era troppo sconvolta per lunghi racconti.”
“ Dovevate incidere un disco di vostre esibizioni?”
“ Alla Ricordi, avevamo una possibilità, ora tutto è tramontato”
“ Grazie per ora è tutto sig. Mortari si tenga a disposizione”

Mercoledì 25 Marzo 1959
Era la mattina del funerale di Clara Besso, la bara sigillata nonostante la tradizione ebraica non lo permettesse, fu trasportata alla sinagoga di Sabbioneta. I pochi convenuti gremivano il tempio: la figlia Lidia i suoceri Buzzi, defilato Mortari, l’amica Ada Martini, qualche negoziante del centro, seduti nei banchi ai lati della bara, in fondo accanto all’entrata in piedi stava il professore Cattani, vestito completamente in nero, un paio di occhiali scuri. sul volto solcato dalle rughe. Sullo sfondo tra le due colonne , l’armadio sacro contenitore dei rotoli della legge, di fronte alla Bimàh (leggio in legno), con una scritta dorata in caratteri ebraici. Il Rabbino venuto da Milano, conoscente della famiglia Besso iniziò a recitare il Salmo. Piazzesi alzò gli occhi verso la volta, dava l’impressione di un telo gonfiato dal vento, vi rimbalzava la preghiera del religioso. A rito concluso, il feretro fu traslato sull’auto funebre, alla volta del cimitero di Ebraico Mantova, per la tumulazione, quello di Sabbioneta era chiuso da prima della guerra.
“ Scusi se sono indiscreto” Ermanno si rivolse a Piazzesi
“ Ci sono novità nell’inchiesta?”
“ Nulla purtroppo”
“ Ora ci resta solo Linda” ribatte la moglie Alda
“ Ne avremo cura” rispose il marito
“ Non ne ho dubbi, vi rifaccio di nuovo le mie condoglianze”
“ Grazie” Li segui con lo sguardo allontanarsi. Si girò e vide la sagoma di una persona uscire dal tempio Cattani.
“ Professor Cattani?”
“ Con chi ho il piacere di parlare”
“ Capitano Giulio Piazzesi” estrasse il tesserino “ Avrei da farle qualche domanda sulla morte di Clara Besso”
“ E se non volessi rispondere” un ghigno gli attraversò il viso
“ Se vuole essere convocato in caserma faccia pure”
“ Va bene.”
“ Andiamo al Bar del vicolo.”
Il fumo usciva dalla tazze di caffè, sul tavolo con la tovaglia a quadretti azzurri e bianchi. Piazzesi posò il cappello con la fiamma
“ Allora professore lei conosceva la famiglia Besso da tempo?”
“ Si da quando nel 1918 acquistarono il negozio, dai proprietari precedenti, appena finita la grande guerra, il ghetto di Sabbioneta, era popolato e vivo, la Sinagoga frequentata, feci amicizia con Giorgio Besso e la moglie, lui era stato al fronte, nel mio stesso corpo d’armata”
“ Era in buoni rapporti anche con Clara?”
“ Certo ci siamo visti fino a pochi giorni fa, ho acquistato un regalo per mi moglie una statuetta di cristallo, dei cavalli in corsa ”
“Aveva oggetti di valore ?”
“ Si come la Menorah in alabastro, in un tabernacolo chiuso accanto al pianoforte, aveva una epigrafe in ebraico, ricordo l’avevo scritta, poi tradotta, è una mia deformazione da quando insegnavo” estrasse un foglietto lo mostrò a Piazzesi…
Farai una Menorah d’oro puro, il candelabro sarà lavorato a martello, il suo fusto e i suoi bracci, i suoi calici, i suoi bulbi e le sue corolle saranno tutti di un pezzo.” (Esodo 25,31)
“ M parli della vita dei Besso prima della guerra?”
“ Erano ben voluti da tutti”
“ Clara ha conosciuto Franco Buzzi in quel periodo ?”
“ Si da quando Clara iniziò il ginnasio a Mantova, ci siamo incontrati più di una volta, insegnavo letteratura e storia in una sezione del classico, poi dopo la maturità si iscrisse al conservatorio a Venezia per studiare pianoforte, strumento che suonava fin da piccola, Franco Buzzi un ragazzo gentilissimo, erano una coppia felice, poi arrivarono le leggi razziali del 1938 , la loro storia si faceva difficile… Giorgio mi disse che i ragazzi si volevano sposare, poi la guerra, si sono sposati dopo, Giorgio e la moglie erano morti ad Auschwitz”
“ Chi ha segnalato, la famiglia Besso alle autorità tedesche ?”
“ In paese nessuno, i fascisti locali, dopo il 25 luglio si arruolarono nella RSI finendo al fronte, nell’Aprile 1944, irruppero i camion delle SS in paese portandosi via la Famiglia Besso, gli unici a non fuggire dal ghetto.” Sorseggiò il Caffè.
“ Del Suo amico Rosoli ?”
“ Un buon diavolo le spara grosse, sfilò da balilla, evitò il fronte, fini nelle retrovie, un partigiano dell’ultimo anno, avrà sparato qualche colpo negli ultimi giorni, rischiando di fare del male a lui o ai compagni comunisti partigiani, i suoi discorsi solo luoghi comuni.”

Venerdì 27 Marzo 1959 ( Venerdì di Passione)
Linda Buzzi, quel pomeriggio si recò da sola, alla chiesa di S. Andrea. Nella basilica era tutto pronto per la processione del venerdì. Indossava la divisa del collegio, si sedette nell’ultimo banco in fondo, lei non aveva abbracciato la religione della madre. Apparvero alle sue spalle Piazzesi e Gianoli entrambi in divisa. Si avvicinarono al banco.
“ Signorina Lidia Buzzi sono il capitano Piazzesi, mi conosce, devo farle qualche domanda su sua madre”
“ Ho già detto tutto in caserma.”
“ Non tutto. Capisco il suo dolore la sua ritrosia ”
“ Vado a chiamare i miei nonni”
“ Se non le dispiace vorrei parlarle da sola”
“ Se mi rifiutassi ”
“ Può farlo, siamo vicino a scoprire l’assassino di sua madre, quella persona la conosceva, non è il ladro che ha messo in fuga. L’assassino cercava qualcosa nel negozio, una prova, abbiamo a che fare con un individuo spietato e violento, si muove nel terrore di essere scoperto, ha rubato il Menorah. Uccise sua madre per impedirle di parlare.”
“ Va bene cosa vuol sapere?”
“ Sua madre aveva sospetti su chi segnalato la sua famiglia alle SS ?”
“ Mia madre mi raccontò che nell’autunno del 1943, le deportazioni si intensificarono, lei e i nonni furono vittima di una spia, a Sabbioneta erano rimasti solo loro, si sentivano in qualche modo sicuri, i rastrellamenti si svolgevano nelle città, nell’aprile 1944, un camion delle SS irruppero in paese, nella sorpresa generale, li prelevarono, conducendoli a Mantova vennero caricati sul treno che portava gli ebrei in Germania, mia Madre, invece di finire ad Auschwitz, fu indirizzata a Dachau, da pianista, le fecero suonare un pianola nel lager e il pianoforte nei ricevimenti e cene delle SS. Ho scoperto un giorno durante le vacanze estive, in negozio copie fotostatiche di nomi elenchi, appunti sulla deportazione di ebrei a Mantova, e dei loro aguzzini. ”
“ Grazie signorina Buzzi. Buona Pasqua”
“ Grazie anche a lei” tornò a sedersi.

Sabato 28 Marzo 1959

La sera era fresca e piovosa. Il ghetto era deserto, erano le dieci, Piazzesi doveva solo attendere, la notizia della chiusura dell’inchiesta sul delitto Besso con un nulla di fatto, era apparsa in prima pagina. Il negozio sprofondava nel silenzio, il rumore della chiave girò nella serratura dell’entrata aprendo la porta, una figura oltrepassò la soglia, accese un torcia mettendosi a frugare tra gli oggetti.
“ Bene basta così” la stanza fu illuminata dalla lampada del soffitto
“ Signora Alda Giatti è questa che cerca?”Piazzesi alzò la busta trovata nel primo sopra luogo. La donna restò irrigidita
“ Passata la tempesta, l’articolo sui giornali, dell’archiviazione, come parenti più prossimi in mancanza di testamento, il negozio è della famiglia Buzzi, oggi suo marito ha firmato dal giudice, ritirando le chiavi, questo le ha dato la certezza di poter ritornare sul luogo del delitto a cercare meglio, le prove, che la fretta non le ha fatto trovare quella sera, per eliminare ogni indizio e l’arma del delitto che lei ha nascosto qua. Lei nel 1944 aveva segnalato, la famiglia Besso alle SS, unici ebrei rimasti a Sabbioneta, nelle lettere suo figlio, le ripeteva che al ritorno desiderava sposare Clara Besso. Signora Alda, non voleva che suo figlio sposasse un Ebrea, la odiava, fin dal 1938 dalle leggi razziali, Alda Giatti non era una semplice impiegata presso il Comune di Mantova, ma agente dell’Ovra, quando i tedeschi chiesero la lista degli ebrei a Mantova e dintorni, colse l’occasione al volo per liberarsi della famiglia Besso. Clara sopravvisse, tornò, voleva scoprire chi aveva denunciato la sua famiglia, dopo anni era arrivata a lei, stava per rivelare il tutto, un reato che non rientra nell’amnistia del 1946.”
La donna lasciò trasparire un velo di odio “ Tutte le volte che ci incontravamo, mi parlava delle sue ricerche, vivevo nel terrore, quel ladro, mi ha dato l’idea, tutto sarebbe finito come in un furto andato male.”
“ Si signora quel sabato alle nove di sera, è venuta con la sua auto da Mantova. Qualche giorno prima, chiese a Clara Besso se poteva passare per il negozio il sabato dopo la chiusura, con il pretesto di acquistare un oggetto. Alla sua proposta di comprare il suo silenzio, far sparire le prove. Clara rispose con un rifiuto, è scoppiata una colluttazione, lei ha afferrato dal tabernacolo aperto il Menorah in alabastro, l’ha colpita al capo uccidendola infierendo, poi ha messo tutto sotto sopra, cercando la busta con le prove che non ha trovato. Simulò allora un furto, sicura che sarebbe tornata in secondo tempo a cercare quello le prove che la incrimineranno, non tralasciò l’allarme era disinserito,Clara l’attivava dopo la chiusura, l’ha reinserito, per questo non scattò. Doveva liberarsi dell’arma del delitto il Menorah non in quel momento, lo nascose. Uscì dalla finestra simulando la fuga di un ladro . Tornò all’auto, si è cambiata, rientrata a Mantova, in tempo la canasta ”
“ Avrei ucciso Clara con il candelabro di alabastro, non c’è.”
“ Si non poteva portarsi con se l’ingombrante arma, l’ ha lasciata qua ripeto, stasera è venuta a recuperare la busta con il crittogramma musicale criptato, dove Clara fa il suo nome con il il numero della sua tessera dell’OVRA Zona 1 Tessera n 125, agiva sotto copertura fino al 1944, tutto questo all’insaputa di suo figlio e suo marito, ora l’arma del delitto.” Piazzesi si avvicinò al cavallo a dondolo, sfioro la parte della sella, aprendo un sportello, infilò la mano dentro la pancia estraendo il Menorah in alabastro maculato di sangue.
“ Eccola l’arma, su di essa oltre al sangue della povera signora Clara, ci sono delle impronte digitali. Quelle decisive alcune in particolare, all’esterno della sella del cavallo a dondolo, incise su pezzi di stucco trasparente, presi da lei, dal tavolo di lavoro, con questo, ha sigillato il portello sulla schiena, una volta fissato il candelabro sulla parete interna. Osservandone l’ondeggiamento, alterandone la frequenza, ho capito che qualcosa all’interno c’era. Inoltre per fissare lo stucco non poteva usare i guanti, che non si è mai tolta durante il nostro incontro in caserma, non avrebbe fatto presa, ci sono impronte digitali, modellate dalla pressione. Altro che le sue non sono ”

Domenica 28 Marzo 1959
Piazzesi correva veloce verso Milano, non c’era traffico quella mattina della Domenica di Pasqua, lo aspettava il pranzo pasquale con i suoi cari. Ripensò alla vicenda Besso, gli ricordava un racconto letto tanto tempo prima, La Lettera Rubata d. A.E. POE, Clara Besso aveva nascosto le prove, sotto gli occhi di tutti, in una busta, con un messaggio scritto di crittogrammi musicali, bastava che l’assassina suocera avesse ragionato. Alda Giatti allo stesso modo aveva nascosto l’arma del delitto sulla scena, in un oggetto sotto gli occhi di tutti, forse entrambe avevano letto il racconto di A.E. POE. Alda Giatti conosceva il negozio di Clara Besso sapeva della pancia cava del cavallo a dondolo, il negozio era un bazar di oggetti vari, ricchi di trucchi e doppi fondi, come aveva scritto Protti nel suo articolo. Peccato per lei, il peso dell’oggetto, fissato nella pancia dell’equino, gli aveva dato quell’ondeggiamento anomalo, lo stucco che non faceva presa, si era dovuta togliere i suoi guanti azzurri (o forse altri ) per fissare l’incollatura, ma anche le sue impronte digitali su di esso. Mettere sotto sorveglianza la famiglia Buzzi era stato un azzardo, sperando che la fretta avrebbe tradito l’assassino, Alda Giatti doveva recuperare le prove all’insaputa di marito e nipote, non poteva rischiare che loro a qualcun altro scoprissero il Menorah insanguinato all’interno del cavallo a dondolo. Sul cruscotto campeggiava il medaglione dell’immagine di Lenin, mancante nel portafogli di Franco Rosoli, cadutogli, nel tentativo di furto, in nome del popolo, contro le lobby sioniste impersonate dalla Besso. La barba finta, gli permise di fuggire senza essere riconosciuto dall’antiquaria pianista. Piazzesi accese la radio nello stridore delle onde medie, un voce femminile “ Trasmettiamo ora di Robert Schuman Clararel…sinfonia dedicata alla moglie Buon Ascolto”